L'ansia è uno stato psichico di un individuo, prevalentemente cosciente, caratterizzato da una sensazione di intensa preoccupazione o paura, spesso infondata, relativa a uno stimolo ambientale specifico, associato a una mancata risposta di adattamento da parte dell'organismo in una determinata situazione, che si esprime sotto forma di stress per l'individuo stesso.
Ricevo una raccomandata. E’ di un avvocato. Scrive per conto di mia moglie per preannunciare che chiederà il divorzio. Lei ed io da alcune settimane non ci parliamo, alcuni grugniti, qualche insulto, non è una bella situazione, ma neppure troppo insolita. Oggi, in un sussulto d’umanità (credo) mi ha scritto in un messaggio che il mio è un problema legato all’ANSIA (vedasi definizione).
E’ vero! Sono in uno stato ansioso, caratterizzato da una sensazione di intensa preoccupazione. Ho avuto l’insensata idea di ristrutturare casa. E voi non conoscete ne mia moglie e neppure gli artigiani cui abbiamo affidato il compito di farlo.
All’inizio dell’anno scorso ero immerso nella più completa desolazione e tristezza. Stavamo in un qualche modo festeggiando la fine del vecchio 2016 e l’inizio, quindi, del 2017 in una località austriaca, refrattaria del buon cibo, ma l’ansia mi perseguitava, avvolto da cupi presagi sulla situazione finanziaria, sui pagamenti cui avrei dovuto far fronte di li a poco, con risorse che non avevo ed impegni gravosi già assunti: come avrei potuto giustificare la catastrofe imminente, il fallimento, alla mia compagna, così serena e fiduciosa?
Ho dei problemi fisici. Più che problemi segnali fisici. Segnali di disagio che il mio corpo, con una frequenza maggiore del solito, m’invia. Sarà l’età, ormai sessanta.
L’ansia è uno stato d’animo nel quale, in una qualche maniera, ci siamo tutti imbattuti e con il quale, più o meno abbiamo convissuto.
Ansia da esame scolastico? No, non tanta. La mia strafottente superbia nella capacità d’apprendere, abbinata a preparazione acquisita, unita alla sfrontatezza con la quale affrontavo le più insidiose interrogazioni mi poneva al riparo da tale stato.
Ansia da terremoto? Assolutamente no. Anno 1976, 7 maggio, anni 17 e 9 mesi ore 9.00 di mattina parcheggio la bicicletta in Via Villalta e per tre giorni volontario tra le macerie del mio Friuli.
Ansia da sportivo? No. Ho giocato troppo poco.
Ansia da prestazione? Certo che si. Spesso. Con tante donne. Ansia ondivaga. Per una volta, con una persona, questa sensazione di inadeguatezza rispetto alle richieste, esplicitate, presunte, legittime, immaginarie, si era del tutto dileguata, dopo un approccio comunque non facile. Tutta l’energia fluiva fluida, densa e piacevole, corrisposta ed appagante. Fui così arrogante da pensare di aver trovato la chiave e non capii che invece l’elemento principe stava in lei. Così riprovai e fallii. E riprovai ancora e fallii ancora e ancora.
Ora, in questa mare d’ansia che improvviso mi sommerge, comincio a distinguere i tratti di quella che fu la mia stagione più splendente, scevra d’ansia. E questo perché le ho ridato il suo nome, ho dato il nome proprio al mio nemico. Così ho potuto rasserenarmi un poco, riordinare le idee, riflettere, capire il perché di questo nodo allo stomaco.
Troppi bianchi con Campari, che ormai in paese chiamano direttamente “Galliano” (con limone, no arancia, poco ghiaccio, € 1,50 prezzo consigliato) o qualcosa d’altro?
L’uno, ma forse anche l’altro.
Vivi con chi rispetta la tua cultura, con chi ti apprezza per chi sei, la tua storia, quello che hai fatto e quello che fai, nei valori in cui credi e che condivide.
Questo era quella persona con cui ho vissuto tre anni senza provare ansia.
Poi ho spericolatamente voluto affrontare altre vicende e ne conseguo amaramente dolorose ferite, che il tempo, chissà…