Galliano Moreale

L'ultima di campionato

  • Questa sera l’ultima partita del campionato.
  • A noi, per salvarci, bastava il pareggio, a loro, per vincerlo, il campionato, serviva la vittoria.
  • “Loro” venivano dalla città: “loro” non erano come NOI.
  • Loro erano tanti, fragorosi, col gel nei capelli e musica nuova afro-americana, vestiti come per andare ad un matrimonio, macchine grandi & straniere, pulite/costose e con al seguito uno sciame di ragazze belle e festanti e allegre e profumate.
  • Noi eravamo quelli che tornavano “dai campi e dalle officine” come in quella canzone proletaria che cantava mio zio, ed ascoltavamo ancora i Pink Floyd ed i Doors.
  • Però questa sera manca poco alla fine, ed io sono lo Stopper, mentre Lui, il “signorino” è il Centravanti.
  • Io ho arato i campi fino a un’ora prima di infilarmi le scarpette, Lui invece alle cinque era già a cinguettare col cellulare in centro per organizzare l’aperitivo prima della trasferta.
  • adesso è stanco. Capirai: sei/sette ore d’ufficio, moquette ed aria condizionata ed è stanco! Anch’io un pò lo sono, ma per via di questi movimenti inconsueti. Ho munto vacche tutto il pomeriggio, prima di arare. Ettolitri di candido caldo e profumato nettare. Che buono il latte fresco! Mi passo inconsciamente la lingua sulle labbra, frugando tra i baffi incolti.
  • Se gli dicessi che ho munto vacche chissà che faccia farebbe. Magari è un avvocato e le “vacche” le “munge” pure lui.
  • Respira piano, a fatica con quel naso sottile, aristocratico, non come il mio che quando respiro sembra lo sbuffo di un treno a vapore.
  • Il gioco è altrove, Lui si muove su e giù per il campo ed io dietro, senza una parola. Sempre dietro, non gli lascio un metro, che dico, non gli lascio un centimetro.
  • Li sento i compagni in panca: “daii che è finita” e “bravo, così, tienilo” e anche “dagli!”. Li rassicuro con un cenno del capo come a dire “tranquilli, dove volete che vada?”.
  • Un po’ lo temo. Non si sa mai con questi. Ti distrai e ti fanno fesso. Io non mi distraio. Per sicurezza, fosse una bestia, l’avrei già messa ai ferri.
  • Nell’umidità della sera vedo i suoi muscoli di seta balenare, sottopelle, alla luce dei fari. I miei, a confronto, sono di cotone o di lana. Lo osservo meglio e vedo un atleta elegante come un cavallo Arabo, mentre io sono invece possente come un cavallo Belga da tiro.
  • Ma tu pensa questo! Noi giochiamo, concentrati, attenti e Lui ... si ferma e saluta con la manina guantata una ragazza, la moretta oltre la rete, quella strizzata nel giubbottino bianco che verrà 800 euro e che magari, ma quale magari è sicuro, cambierà ogni anno, quella che solo a vederla ... chiudi gli occhi e respiri odori di sali da bagno, di essenze e meikap occomecavolo, mentre la Jenny ... Jenny sarà in negozio col padre ... magari se dicessi alla Jenny che sono a giocare al campo lei potrebbe ... con gli occhi chiusi lo ricordo bene il viso della Jenny ...
  • Come un bengala ad illuminare la notte il pallone, bianco baleno nel buio del cielo: un lancio improvviso accompagnato da quel grido perentorio: “Vaiiii!!” che scossa entrambi.
  • Sono in ritardo! Annaspo. Lui è partito prima. Tento l’intervento, mi aggrappo invano alla sua maglia, ai pantaloncini, scivolo, sono a terra.
  • Tutto lo spirito guerriero del sangue dei miei avi mi fa tornare in piedi come una molla, ma è tardi, Lui è già davanti al portiere.
  • Stringo gli occhi, serro le mascelle e corro, corro verso di loro, il più velocemente possibile, con un solo pensiero, col cuore in gola, un bruciore nel petto, l’acido nelle gambe di piombo e solo la consapevolezza di doverlo fare, di dover arrivare, al più presto, per rimediare all’errore. Lui si è fermato, io incespico quasi nella foga, gli sono addosso. Poi un violento ed inaspettato dolore al volto per l’impatto con qualcosa mi fa perdere il precario equilibrio e cado nel fango. Il centravanti di città all’ultimo minuto della sfida, tutto solo davanti al portiere e con lo stopper in prodigioso recupero, ci provò. La piazzò bassa e forte, la palla. Il portiere però tenne fede alla propria fama e allungando prodigiosamente la gamba intercettò col piedone, respingendo il pallone oltre il centravanti, là in mezzo all’area dove, spossato e scoordinato, stava arrivando in prodigioso recupero lo stopper, che quella sfera incocciò ma non vide. Rialzandosi lo stopper si rese conto dell’accaduto, coniugando l’esagerata disperazione del suo portiere alla esaltata e ridanciana felicità di Lui.
  • Quelli di città se ne andarono, fragorosi e festanti.
  • Per fortuna Jenny quella sera era rimasta col padre, in negozio.