A noi, per salvarci, bastava il pareggio, a loro, per vincerlo, il campionato, serviva la vittoria.
“Loro” venivano dalla città: “loro” non erano come NOI.
Loro erano tanti, fragorosi, col gel nei capelli e musica nuova afro-americana, vestiti come per andare ad un matrimonio, macchine grandi & straniere, pulite/costose e con al seguito uno sciame di ragazze belle e festanti e allegre e profumate.
Noi eravamo quelli che tornavano “dai campi e dalle officine” come in quella canzone proletaria che cantava mio zio, ed ascoltavamo ancora i Pink Floyd ed i Doors.
Però questa sera manca poco alla fine, ed io sono lo Stopper, mentre Lui, il “signorino” è il Centravanti.
Io ho arato i campi fino a un’ora prima di infilarmi le scarpette, Lui invece alle cinque era già a cinguettare col cellulare in centro per organizzare l’aperitivo prima della trasferta.
adesso è stanco. Capirai: sei/sette ore d’ufficio, moquette ed aria condizionata ed è stanco! Anch’io un pò lo sono, ma per via di questi movimenti inconsueti. Ho munto vacche tutto il pomeriggio, prima di arare. Ettolitri di candido caldo e profumato nettare. Che buono il latte fresco! Mi passo inconsciamente la lingua sulle labbra, frugando tra i baffi incolti.
Se gli dicessi che ho munto vacche chissà che faccia farebbe. Magari è un avvocato e le “vacche” le “munge” pure lui.
Respira piano, a fatica con quel naso sottile, aristocratico, non come il mio che quando respiro sembra lo sbuffo di un treno a vapore.
Il gioco è altrove, Lui si muove su e giù per il campo ed io dietro, senza una parola. Sempre dietro, non gli lascio un metro, che dico, non gli lascio un centimetro.
Li sento i compagni in panca: “daii che è finita” e “bravo, così, tienilo” e anche “dagli!”. Li rassicuro con un cenno del capo come a dire “tranquilli, dove volete che vada?”.
Un po’ lo temo. Non si sa mai con questi. Ti distrai e ti fanno fesso. Io non mi distraio. Per sicurezza, fosse una bestia, l’avrei già messa ai ferri.
Nell’umidità della sera vedo i suoi muscoli di seta balenare, sottopelle, alla luce dei fari. I miei, a confronto, sono di cotone o di lana. Lo osservo meglio e vedo un atleta elegante come un cavallo Arabo, mentre io sono invece possente come un cavallo Belga da tiro.
Ma tu pensa questo! Noi giochiamo, concentrati, attenti e Lui ... si ferma e saluta con la manina guantata una ragazza, la moretta oltre la rete, quella strizzata nel giubbottino bianco che verrà 800 euro e che magari, ma quale magari è sicuro, cambierà ogni anno, quella che solo a vederla ... chiudi gli occhi e respiri odori di sali da bagno, di essenze e meikap occomecavolo, mentre la Jenny ... Jenny sarà in negozio col padre ... magari se dicessi alla Jenny che sono a giocare al campo lei potrebbe ... con gli occhi chiusi lo ricordo bene il viso della Jenny ...
Come un bengala ad illuminare la notte il pallone, bianco baleno nel buio del cielo: un lancio improvviso accompagnato da quel grido perentorio: “Vaiiii!!” che scossa entrambi.
Sono in ritardo! Annaspo. Lui è partito prima. Tento l’intervento, mi aggrappo invano alla sua maglia, ai pantaloncini, scivolo, sono a terra.
Tutto lo spirito guerriero del sangue dei miei avi mi fa tornare in piedi come una molla, ma è tardi, Lui è già davanti al portiere.
Stringo gli occhi, serro le mascelle e corro, corro verso di loro, il più velocemente possibile, con un solo pensiero, col cuore in gola, un bruciore nel petto, l’acido nelle gambe di piombo e solo la consapevolezza di doverlo fare, di dover arrivare, al più presto, per rimediare all’errore. Lui si è fermato, io incespico quasi nella foga, gli sono addosso. Poi un violento ed inaspettato dolore al volto per l’impatto con qualcosa mi fa perdere il precario equilibrio e cado nel fango. Il centravanti di città all’ultimo minuto della sfida, tutto solo davanti al portiere e con lo stopper in prodigioso recupero, ci provò. La piazzò bassa e forte, la palla. Il portiere però tenne fede alla propria fama e allungando prodigiosamente la gamba intercettò col piedone, respingendo il pallone oltre il centravanti, là in mezzo all’area dove, spossato e scoordinato, stava arrivando in prodigioso recupero lo stopper, che quella sfera incocciò ma non vide. Rialzandosi lo stopper si rese conto dell’accaduto, coniugando l’esagerata disperazione del suo portiere alla esaltata e ridanciana felicità di Lui.
Quelli di città se ne andarono, fragorosi e festanti.
Per fortuna Jenny quella sera era rimasta col padre, in negozio.