A volte è solamente il fondatore di “la Repubblica”, un quotidiano, pare che abbia una visione unitaria dei problemi, delle prospettive, delle risorse, delle possibili soluzioni. Tutti gli “esperti” intervistati si allineano: “senza riforme strutturali non c'è crescita, non c'è sviluppo, l'inflazione, la stagnazione, l'evasione, il differenziale, ecc.”. E' più che evidente che parlano “a braccio” e non sanno esattamente, profondamente, quello su cui sono chiamati ad esprimersi, non possedendo, in realtà, alcun dato reale, contabile, confrontabile. Ogni oratore sventola un foglietto contenente dei numeri, che nessun altro contesta, non essendo possibile contestare ciò che non esiste o non si conosce.
E' ora che si cambiano le regole, adeguandole ad una nuova realtà. Cominciamo a prendere atto che questo “sistema” di sviluppo economico mostra ormai la corda. La stessa richiesta di cambiamento che infiamma ed insanguina il Mediterraneo agita anche le nostre regioni. Ricordiamo ancora le rivolte nelle banlieue francesi o i drammatici scontri in Inghilterra o i folli avvenimenti in Norvegia? Troviamo una connessione tra tutto quanto?
Quando le istituzioni religiose dicono alle giovani generazioni di non alimentate il sistema consumistico perché che non sarà più in grado di dare risposte convincenti ai bisogni, tanto materiali quanto dell'anima, la Chiesa indica una via. Quando i Cardinali martellano sulle necessità che la politica (e di conseguenza i politici) torni ad essere una attività di onesta tensione ideale, anche in corretta e lecita contrapposizione ideale, volta ad immaginare, progettare e realizzare un futuro migliore per la Nazione, per i nostri figli, i porporati declamano quello che frammentate, sparute, litigiose & logore parti politiche non riescono più ad articolare compiutamente.
Il Paese Italia ha tante e tali bellezze e ricchezze, paesaggistiche, naturalistiche ed artistiche che basterebbe solo sollecitare l'amore degli appassionati per far rifiorire i nostri siti culturali, unici al mondo, anziché svenderli smembrati ad ambiziosi acquirenti stranieri. Servirebbe una azione concorde del Ministero dei Beni Culturali, retto magari da persona di alto profilo a livello internazionale e dal Ministero del Turismo, retto magari da persona che non si occupi solo di spiagge per cani. Ma il Paese Italia ha anche tante debolezze strutturali, dalle infrastrutture viarie alla necessità di costante monitoraggio ed intervento sul territorio, per solidificarlo e riqualificarlo, compito che si dovrebbe affidare non ad un organismo, importante, ma di emergenza, come la Protezione Civile, bensì ad un piano straordinario che coinvolga Governo, Regioni e specialità Universitarie. Investire ora per evitare le catastrofi (alluvioni, allagamenti, frane) che già si annunciano nel prossimo recente futuro, limitando così i costi umani e materiali dimostrerebbe avere senso dello Stato e responsabilità d'intenti.
Da sempre una risorsa del Paese è lo sviluppo tecnologico ed è lì che lo Stato, le Università, le imprese dovrebbero investire fondi per la ricerca, scientifica e tecnologica, che non sia un mero restyling dei prodotti di mercato ma che vada nell'indirizzo del miglioramento della qualità della vita. Ed è questo il nocciolo: la qualità della vita, solo che in questa fase non può essere la base di partenza del progetto di cambiamento, ma l'obiettivo. Una qualificata istruzione scolastica obbligatoria rigidamente improntata ai principi, cattolici e/o laici di uguaglianza di tutti gli uomini nei loro diritti, del rispetto della dignità dell'esistenza seppure con sfumature diverse a seconda dall'area culturale di provenienza; una istruzione che doti le nuove generazioni di un robusto bagaglio di cultura positiva, empatica, che sia di accettazione e condivisione, che porti a sviluppare il desiderio di vivere una vita intensa in esperienze ed in crescita personale e collettiva, di coraggiosa fiducia nell'avvenire, dovrebbe essere la sfida cruciale, sentita, passionale sfida da porsi per un a tal fine adeguato Ministro dell'Istruzione.
Solamente da una innovata concezione unitaria, equilibrata e solidale di diritti e doveri potrà naturalmente discendere una credibile disciplina fiscale che possa riequilibrare il dissestato sistema erariale, laddove neppure uno dei presunti leader più accreditati riesce a carpire la distinzione tra imposte (dirette e indirette) e tasse in una volgarizzazione della questione che aiuta solo il qualunquismo di proposte legislative senza alcuna prospettiva se non di mero e non quantificabile, gettito immediato.
Dovremmo avere una vita lavorativa improntata ad un “capitalismo positivo” ove ciò esprima l'ottenere il massimo possibile dalle proprie capacità personali, intese come applicazione, volontà, forza, desiderio di miglioramento, arricchimento culturale ed umano, nonché finanziario. Il raggiungimento dell'età pensionabile dovrebbe coincidere con il momento della vita di una persona nel quale iniziano a scemare necessità economiche importanti con l'insorgere piuttosto di esigenze sanitarie ed assistenziali. Il pensionato del futuro dovrebbe essere una persona totalmente spesata nelle sue necessità quotidiane, siano esse finanziarie, burocratiche o sanitarie. Tutte le persone anziane in ciò sono tra loro molto simili. In tale ottica dovrebbe essere prospettato anche un riordino del nostro servizio Sanitario affinché diventi, attraverso una maggiore valorizzazione dell'opera dei medici di base, attività maggiormente rivolta alla prevenzione, piuttosto che mera assistenza, nel radicato convincimento che la nostra dieta “mediterranea”, come studiata dai nutrizionisti di tutto il mondo sia uno, non l'unico, dei rimedi contro molti dei nuovi fenomeni patogeni.
E' urgente e necessaria una vera e propria rivoluzione culturale.
Una piccola manovra condotta da inesperti condottieri supportati da litigiosi consiglieri non approderà a nulla. Purtroppo.