Neuropsicologia della corruzione – Parte prima –
Nel mensile di psicologia e neuroscienze del Gennaio 2018 MIND mente & cervello, Federica Sgorbissa, Dottore di ricerca in scienze cognitive, con un master in comunicazione della scienza, propone l’articolo cui ho rubato il titolo “Neuropsicologia della corruzione”, nel quale scrive e s’interroga “…Spesso molte persone non sono coscienti della natura non etica della propria condotta. Ma allora cosa le spinge a questi comportamenti, se non il desiderio di essere corrotte (e trarne vantaggio)?” . Ed argomenta “spesso le persone hanno una eccessiva fiducia nelle proprie capacità di valutazione, tanto da considerare etico un loro comportamento che in realtà non lo è affatto.” Come ho riportato nella introduzione credo che si debba partire dai concetti di base, cioè cos’è la morale di cui l’etica è l’applicazione. I principi fondatori della nostra morale da chi e dove li abbiamo appresi? Penso alla mia storia personale ed indubbiamente ritengo che inizialmente i precetti del comportamento mi siano stati trasmessi dai genitori (“no, non si fa così, lasciale i capelli” “smettila di urlare che tutti ci guardano” “restituisci la macchinina che non è tua”, ecc) seppure non siano stati accompagnati da adeguate motivazioni, essendo impossibile, per via della tenera età, apprendere i significati sottesi di: violenza fisica, disturbo della quiete, proprietà privata, e via dicendo.
Uno schema più articolato, nella crescita, mi è stato fornito dalla religione cattolica: 10 comandamenti cui attenersi.
Partiamo dal primo: non avrai altro Dio all’infuori di me. Vabbè, mi hanno battezzato senza consentirmi alcuna scelta a riguardo, per alcuni anni la cosa non mi ha creato problemi non essendo in condizione di poter o voler fare scelte alternative.
Proseguiamo col secondo: non nominare il nome di Dio invano. Qui le cose cominciano ad incasinarsi. Qual è il nome di Dio? Il nome di Dio non è Dio, quindi tutti quei pensionati che mentre giocano a carte abbinano Dio+Animale, realmente non stanno bestemmiando. Il nome proprio di Dio, in ebraico, è Yahweh anche Yahveh , in italiano anche Jahvè pronuncia jaˈvɛ .. Gli ebrei evitavano di pronunciarne il nome per non profanarlo ("non nominare il nome di Dio invano", terzo comandamento secondo la tradizione ebraica, secondo comandamento secondo la tradizione cattolica), e la norma si interpreta nel senso che anche solo menzionare il nome di JHWH è una bestemmia, perché tale nome non deve essere assolutamente pronunciato. Alzi la mano chi abbia mai pronunciato o sentito pronunciare Jhwh+Animale, o anche solo Jhwh. Quindi tutti i cosiddetti bestemmiatori sono salvi.
3° Ricordati di santificare le feste: per anni ha significato Messa della Domenica, tortellini in brodo e bollito. Mancando la messa o i tortellini la festa non era santificata. Poi il precetto è un po’ blando nel “ricordati”, quasi un suggerimento, più che una disposizione tassativa.
4° Onora il Padre e la Madre: se per onorare s’intende rispettare, mi viene alla mente Pulp Fiction, “io la rispetto, la mia non è mancanza di rispetto, solo che non mi piace chi mi abbaia gli ordini”.
5° Non uccidere: leggevo Tex e contavo quanti ne uccideva in ogni giornaletto, tenevo una sorta di conteggio in progress. Poi ho fatto una certa strage di maggiolini e lucertole, infine sono scresciuto ed ho smesso. Mi sembra un comandamento abbastanza condivisibile in una società pacificata, che non è di certo la nostra, infatti mi sembra venga contravvenuto giorno per giorno.
6° Non commettere atti impuri: beh, questo credo sia uno scherzo, assieme al 9° (non desiderare la donna d’altri) e il decimo (non desiderare la roba d’altri).
Mi resta il 7° non rubare e l’8° non dire falsa testimonianza, applicabili a discrezione.
Popolazione di fede cattolica nel mondo: 2,2 miliardi di persone
Popolazione di fede islamica nel mondo: 1,8 miliardi di persone
Nel diritto penale tradizionale islamico del VII-X secolo esistevano tre categorie di reati:
Ḥudūd (limiti): per il quale il Corano prevede esplicitamente una pena;
Qiṣāṣ (delitti di sangue): omicidio e ferimento, punito con compensazione o rappresaglia (legge del taglione);
Taʾzīr (altri crimini): usura, gioco d’azzardo, omosessualità, spergiuro (discrezione del giudice)
Tra i reati-ḥadd si ritrovano:
- Relazioni sessuali illecite (6° e 9° comandamento cattolico)
- Falsa accusa (8°)
- Furto (7°)
- Rapina a mano armata ( sempre 7°)
- Apostasia e blasfemia (2°)
- Ribellione contro i governanti (1°)
Tali reati vengono considerati i più gravi (a differenza dell'omicidio) al fine della difesa della proprietà, della nuova religione nascente e dell'onore, in un contesto di transizione da una società nomade e poligamica ad una società sedentaria, urbanizzata e monogamica.
I seguaci delle religioni Induiste sono 1,1 miliardi di persone.
Ora, con delle bussole così poco attendibili, come deve orientarsi l’individuo nella propria missione della vita? Che significa corruzione, per un ricercatore della Sissa di Trieste? Che chi compie azioni corrotte lo faccia deliberatamente scegliendo coscientemente la propria condotta criminale o che diverse stratificazioni del diritto e pulsioni economiche e sociali inducano a determinati comportamenti non necessariamente in contrasto con l’aurea visione del “bene”?.