Galliano Moreale

Barcellona 17/8/17

El sueño de la razón produce monstruos
E’ il 2 Agosto 1980.
Milano, Stazione Centrale: sono quasi le undici del mattino. Siamo partiti da Udine in sei, cinque ore prima, direzione isole Baleari: zaini e sacchiapelo, chitarre e tende al sacco e tanta voglia di fare vacanza. A incrinare un po’ la nostra sudata allegria le gracchiate notizie di un attentato dinamitardo alla stazione di Bologna. Si sussurra di tanti morti. Poi il capostazione imbocca il fischietto e le ruote, stridendo acciaio si rimettono in marcia trasportandoci verso la prima tappa del nostro viaggio: Barcellona.

E’ il 17 Agosto 2017.
Hanno fatto violenza alla mia Città.
Questa è per me Barcellona. La “mia” Città.

Ci sono tornato in questi trentasette anni altre sette o otto volte. Inizialmente da solo in treno, poi altre volte in compagnia in auto, le ultime volte in aereo.
Rimane sempre la mia meta ideale.
Quando voglio pensarmi proiettato in un mondo migliore m’immagino a Barcellona.
Ad aprire la ormai famosa spaghetteria, a camminare lungo i larghi ed arieggiati viali per respirare aria di catalogna e spirito di independència, e pronunciarla questa parola, scandirla, al minuto 17 e 14 del Clasico.

Guardo immagini alla tv, cerco di riconoscere particolari, di strade, ristoranti, bar: certo la Bouquerie è lei e sò perfettamente dove si trova l’Hard Rock Cafe all’angolo di Plaza de Catalunya, ma il resto è tutto sfumato nella violenza della situazione, affogato nella banalità dei commenti.

“Non ci piegheremo di fronte a questa violenza insensata, inumana.”
“ Gli attentatori hanno le ore contate.”
“ Ringraziamo le forze di polizia, di ogni genere, che si sono prodigate.”
“ Piangiamo le vittime innocenti.”
“ Riceviamo la solidarietà della comunità civile.”
“ Ci stringiamo in un abbraccio ed applaudiamo con forza per dire e ripetere: no tinc por”.

Cortocircuito: definizione
Il cortocircuito deriva dal contatto senza impedimenti i tra parti a potenziale diverso ossia tra conduttori di fasi diverse.

Non possiamo combattere un “terrore” che noi stessi produciamo. Creiamo ed alimentiamo continuamente diseguaglianze sociali ed economiche, creando quindi parti a potenziale diverso e ne favoriamo il contatto senza impedimenti grazie ad un sistema di diffusione d’immagini che permea mondi simili e paralleli ma profondamente diversi, culturalmente, eticamente, religiosamente, spiritualmente. Un sistema di diffusione impensabile solo qualche anno fa, ed accessibile a tutti, soprattutto i più giovani e meno strutturati, sistema che veicola un disagio crescente che diventa terreno fertile per la condensazione di rabbia, che declinerà in violenza, che poi chiunque lo voglia potrà facilmente utilizzare per cercare di raggiungere un qualsiasi obiettivo dal contenuto politico, religioso, economico, sociale, per spingere popoli da depredare alla deriva, deriva dal proprio continente, della propria esistenza, della propria umanità.
Qualcuno si ricorda del Sig. Breivik?
Egli giunse nel Luglio 2011 sull’isola di Utoya in Norvegia ove c’era un raduno di giovani simpatizzanti del partito socialdemocratico: ne uccise, subito, 69 e ferì altri 110 dei quali poi otto morirono. Motivo? mandare un "messaggio forte al popolo, per fermare i danni causati alla cultura norvegese per via dell'immigrazione in massa dei musulmani".

Bologna, 3 Agosto 1980
“Non ci piegheremo di fronte a questa atto di violenza fascista.”
“ Gli attentatori hanno le ore contate.”
“ Ringraziamo le forze di polizia, i vigili ed i volontari di ogni genere, che si sono prodigati nei soccorsi”
“ Piangiamo le tante vittime innocenti.”
“ Riceviamo la solidarietà della Stato e della società civile.”
“ Ci stringiamo in un abbraccio in Piazza Maggiore ed applaudiamo con forza per dire e ripetere che: non abbiamo paura”.

Per quasi 40 anni ci si è affannati a condannare gli autori della strage della Stazione di Bologna senza cercare di capirne il “perché”.

Ho sentito molti commenti relativi allo sfregio fatto alla mia Città. Una voce ha detto che il terrorismo si combatte spargendo libertà, che le tenebre si combattono con la luce.

Il giorno e la notte fanno parte della rotazione terrestre e quindi della nostra esistenza, per quante lampade o candele possiamo accendere al calare delle tenebre. Quello che dovremmo evitare è che la Ragione ceda al sonno, ma non nutro molte speranze che si giunga a capire come fare per impedirlo.