Galliano Moreale

Medioevo tecnologico - pensieri sparsi

MEDIOEVO TECNOLOGICO - pensieri sparsi -

L’assai modesta qualità del tessuto relazionale umano, è certificata quotidianamente dai maggiori network d’informazione, i quali per fare cassa di risonanza danno ad intendere che vengano costantemente violate consolidate percezioni d’umanità e interesse per le sofferenza del prossimo.


La grandezza di un Impero, di una Nazione, di una Contea, di una famiglia non è certificata dalla magnificenza degli edifici, dalla grandezza dei palazzi, ricchezza degli affreschi, dalla estesa simmetria dei giardini, ma bensì dal loro stato di manutenzione!
L’architettura feconda del suo seme l’impresa provocando la creazione del manufatto immobile, che una volta battezzato/inaugurato, come il frutto di un amore terminato, terminato nello stesso attimo intenso della creazione, viene abbandonato dai procreatori sull’uscio del manutentore.


Girando all’interno dello stesso linguaggio sminuiamo il significato delle parole.


La chirurgia estetica non è desiderio di omologazione ma il tentativo di raggiungere una esteriorità riconosciuta quale chiave per accedere al successo e quindi al benessere. Una sconcia scorciatoia.


“Gli uomini sono tutti uguali” Questa è una delle frasi retoriche più usate della storia recente, fatta propria da religioni e gruppi politici. Essa contiene una delle credenze più false, dannose e difficili da sradicare, dal nostro modesto immaginario, nonostante tutto ciò che ci circonda evidenzi l’esatto contrario! Gli uomini nascono diversi, vivono in modo diverso ed infine muoiono, ed anche qualora quest’ultimo atto avvenga in modo simile o aimè uguale, “a livella” non incide sulla qualità della vita.
Questi individui, asseritamente uguali, per postulato, ma inevitabilmente diversi, al fine di poter coagulare il più possibile il senso di appartenenza, usano sfidarsi in gare di tipo fisico. A tale scopo vengono rivestiti con casacche dagli stessi colori. Poi però, turbati da cotanta innaturale uguaglianza, contro natura, si provvede a renderli nuovamente, inequivocabilmente univoci, munendoli di numero di matricola. Pardon, numero di maglia, naturalmente, non di matricola. Il numero di matricola è utilizzato da organizzazioni di tipo militare, ove il transfert psicologico della identificazione è uguale all’attività sportiva, seppure siano drasticamente diverse le modalità.
L’organizzazione umana, sotto l’influsso di gruppi che diffondono tematiche mistiche, ritiene che il nucleo primario sul quale fondare l’edificazione della propria promozione sociale, debba essere costituito da un insieme di individui il meno omogeneo possibile: un maschio adulto, una femmina adulta, un bambino per ogni sesso e, talvolta, uno o più individui anziani. Tutti questi soggetti sono accumunati solamente dal fatto di avere esigenze, pulsioni, desideri contrastanti ed opposti. L’elemento collante di questo guazzabuglio, chiamato “famiglia” in tutte le sue più recenti declinazioni (originaria, allargata, rifatta) è la paura. La paura di non farcela e la necessità di avere quindi bisogno di collaborazione, vicinanza, reciprocità e naturalmente sostegno economico (Che bello sentire pronunciare dal Maestro Abbado le parole “la paura non esiste!”). Solo che la piramide è inversa. E’ il timore diffuso della mancanza di adeguate disponibilità economiche, la base. Laddove la famiglia disponga di crescenti, adeguate e sicure disponibilità economiche in essa cresce la tendenza alla disgregazione dei suoi componenti: in parte è dovuto a ciò il fenomeno dei “quarantenni” che vivono ancora in famiglia.


Nessuna religione, ideologia, istituto educativo ha oramai più interesse alla “formazione” dell’individuo, persona dotata di costruite capacità critiche e di giudizio. L’unico tipo di individuo che rilevi oggi è il soggetto “consumatore/elettore”. Qualsiasi persona che abbia, anche potenzialmente, tali qualità avrà naturalmente diritto di cittadinanza e, sottointeso, di sudditanza.


Diritto è una bella parola, che riverbera al meglio il proprio storico, sacro, significato. Diritto è il primo tratto distintivo tra essere animale ed ominide. Uno stato prima fisico, un cambio di visuale, di prospettiva. Acquisita la primaria capacità erettiva, nel diritto si sono codificate tutte le regole comuni, comuni a tutti gli uomini o almeno ad una parte di essi, come nella fattoria degli animali di Orwell, laddove tutti gli animali erano uguali ma taluni erano più uguali degli altri. Il potere ipnotico del Diritto è questo. Basta nominarlo, dire che è spettante e negato, subito masse di individui eccitano i propri sensi a danno della propria mente, agitano i propri corpi alla (ri)conquista del diritto integro e vergine, come nello storico amplesso dei rivoltosi russi con Palazzo d’Inverno; invero ne si può placare la brama sanguinaria annunciandone il subitaneo riconoscimento.