Galliano Moreale

Neuropsicologia della corruzione - Introduzione

28 Luglio 1981.
Il Segretario del Partito Comunista Italiano intervistato da un autorevole giornalista ed editore della carta stampata. Parliamo di trentasette anni fa. Era diverso il peso, rispetto ad oggi, del Segretario del Partito Comunista Italiano (che non c’è più) e pure quello del Direttore di un quotidiano come “la Repubblica” (che c’è ancora seppure la sua ultima veste grafica non mi piaccia per nulla).
"I partiti non fanno più politica", dice Enrico Berlinguer ad Eugenio Scalfari, ed ha una piega amara sulla bocca e nella voce come un velo di rimpianto. Fa una curiosa sensazione sentirgli dire questa frase. Siamo immersi nella politica fino al collo: le pagine dei giornali e della tv grondano di titoli politici, di personaggi politici, di battaglie politiche, di slogan politici, di formule politiche, al punto che gli italiani sono stufi, hanno ormai il rigetto della politica e un vento di qualunquismo soffia robustamente...". "Politica si faceva sin verso la fine dei Sessanta. Grandi dibattiti, grandi scontri di idee, ma illuminati da prospettive chiare, e dal proposito di assicurare il bene comune. Che passione c'era allora, quanto entusiasmo, quante rabbie sacrosante! E tra avversari ci si stimava, al là delle asprezze polemiche, e si era ricambiati".
Oggi non è più così?
"Direi proprio di no: i partiti hanno degenerato e questa è l'origine dei malanni d'Italia. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela; scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società, della gente; idee, ideali, programmi pochi o vaghi; sentimenti e passione civile, zero. ..non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, ciascuna con un "boss" e dei "sotto-boss""… tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica…".
Ma se gli italiani sopportano questo stato di cose è segno che lo accettano o che non se ne accorgono..
"Molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più.

Definizioni
Morale: insieme dei principi generali che guidano il nostro comportamento e le nostre relazioni;
Etica: modalità pratica dell’applicazione dei principi morali;
Corruzione: condotta di colui che, in cambio di vantaggi, agisce contro i propri principi morali.
Partendo dalla definizione di “morale” dovremmo interrogarci da dove provengano i “principi generali” che debbono guidare il nostro comportamento.
Mentre per quanto riguarda principi “particolari” possiamo adeguatamente attingere a dispositivi normativi largamente a disposizione della popolazione, ad esempio, il Codice della Strada, per quanto riguarda l’insieme dei principi generali più si cerca di avvicinarsi alla loro fonte generatrice, più sembra di perdersi nelle nebbie più fitte.
Chi li fa discendere dalla “propria” religione, chi dal Codice Civile, chi dal “Principe” di Macchiavelli o da altre letture.
Se parliamo quindi di corruzione e postuliamo che questa condotta è sbagliata in quanto consente di ottenere dei “vantaggi” agendo contro i “propri” principi morali, dovremmo altrettanto acconsentire che ognuno abbia dei “propri” principi, il che significherebbe che ognuno possa avere dei principi diversi.
Se il mio intimo, personale, principio morale m’impedisce di avere rapporti sessuali con partner di età inferiori alla maggiore età mentre il principio morale, intimo e personale, del mio vicino di casa ha una soglia di quattro anni inferiore la mia, posso legittimamente additarlo al pubblico ludibrio qualora egli venga sorpreso a compiere delle attività sessuali con delle ragazze quindicenni, consenzienti o meno?
Come si può pensare di estirpare la “corruzione” se non riusciamo nemmeno ad ottenere il rispetto del Codice della strada, che tutti, tutti, noi patentati abbiamo violato e violiamo in continuazione? Non è forse vero che dentro ognuno di noi alberga una particolare e personale versione del Codice, laddove alcune cose sono tassativamente proibite (soprattutto se fatte dagli altri) ed altre assolutamente tollerate (soprattutto se fatte da noi)? Se parcheggiamo in tripla fila o voliamo 60 km oltre il limite o ci infiliamo senza alcuna remora in zona ZTL, non ci procuriamo forse dei vantaggi agendo, conformemente alla nostra personalizzata morale stradale, ma in palese violazione al Decreto Legislativo 285/92?