L’allenatore disse: “ora mettetevi a coppie di tre…”. Tutti noi giocatori cercammo altri due compagni coi quali fare “coppia”. Nessuno diede peso alla incongruenza linguistica/numerica, essendo abituati a ben altri strafalcioni a danno della lingua italiana. In verità sui campi da calcio, dai quali derivano le mie modeste esperienze sportive, le difficoltà nella trasmissione degli ordini, dalla panchina al manipolo mutandato, erano quotidianità. Senza voler scendere nei sottoscala delle periferie calcistiche, laddove la lingua italiana viene maltrattata finanche nella sua declinazione dialettale, e restando quindi su piattaforme di più considerevole lignaggio, la stessa espressione, urlata, urlata come ultima ratio, senza più voce in gola “fai la diagonale. La diagonaleeeee…”, lasciava spesso interdetto il difensore destinatario dell’ordine. Ma che diavolo significa “fai la diagonale”? Wikipedia (pensa te!): “la diagonale è un espediente tattico in cui mentre un terzino si muove per bloccare un portatore di palla avversario che avanza sulla fascia laterale, il resto della difesa si allinea, appunto, in diagonale, per far sì che se il terzino venisse saltato verso l'interno, il giocatore avversario si troverebbe a dover subito affrontare un altro difensore; e se anche questo difensore venisse saltato verso l'interno, ecco che un altro difensore sarebbe pronto a fermare l'avversario”. Orbene un altro allenatore, da palcoscenico mondiale, chiedeva ai propri giocatori che per ogni alternativa di passaggio del pallone vi fossero altre due alternative. Il che significa un numero indeterminabile. Poichè l’alternativa è una variabile della possibilità primaria (per il Centro prendi Viale Palmanova o, in alternativa, fai Via Marsala fino al semaforo) è impossibile che per ogni alternativa (Via Marsala) vi siano altre due alternative, che ci sarebbero (Via Pozzuolo e Via Baldasseria) se non fosse che, essendo queste stesse delle alternative dovrebbero avere a loro volta due alternative (e così via) e qui abbiamo finito lo stradario. Due giorni or sono una persona mi spiegava che prendendo una strada di montagna alla fine delle stessa vi si trovavano due biforcazioni. “Quindi quattro strade?” chiedo incuriosito. “No, due, due biforcazioni” risponde il mio interlocutore. Ora è evidente che le coppie, nel nostro immaginario primario, sono composte da due entità. “Siete una bella coppia”, è associato ad una bella donna e un adeguato accompagnatore, senza voler certo dimenticare “siamo la coppia più bella del mondo e ci dispiace per gli altri che sono tristi, perché non san cos’è ecc.ecc”. Tuttavia, chi giochi alle carte lo sa, esistono anche le coppie di tre. Mettersi a coppie di tre durante l’allenamento, poteva correttamente significare creare dei gruppi di tre contro tre, coppie di tre.
Una volta lo stanco ed anziano ristoratore della trattoria sotto casa mi chiese: “ma secondo Lei (seppure ci conosciamo da oltre vent’anni continuiamo a darci del “Lei”) perché quando parlo gli altri non mi capiscono?” Risposi “Gli altri non so”. Lui scosse la testa, attese un momento, fece ancora un tiro di sigaretta, e mentre il fumo gli saliva tra gli occhiali, concluse “è sempre un piacere parlare con Lei”. La battuta non era mia. L’avevo presa in prestito da un racconto a fumetti dell’ispettore Alack Sinner, creato dalla feconda collaborazione tra gli argentini José Muñoz e Carlos Sampayo, che alla domanda del colpevole, oramai in manette: “ma io sono così brutto come mi vedo?” rispose “io non so come lei si vede”.
Finiamo con i Lepidotteri.
Sempre sul campo da calcio di cui all’inizio, gara di campionato, concitate fasi finali. Il mio vicino di posto urla “non far fallo, non farfallooo!!” mentre io lo rassicuro bonario: “non si preoccupi, il farfallo non esiste, esiste solo la farfalla”.
Ma quegli continuò fino al fischio finale poi mi guardò fisso e se ne andò, senza commentare, perplesso, stringendosi nelle spalle.